E’ bastata una “pizzata”

Mi è stato chiesto espressamente di scrivere ancora qualcosa sul XIII anniversario del Commando (in effetti la volta scorsa sono stato un pò troppo lapidario...) e, vinto dalla violenza delle richieste, mi piego di nuovo.
Ovviamente ne approfitto per esibire un, paio di foto della cena, che il gruppo ha organizzato nella “nostra” pizzeria di Testaccio.
Volevo parlare un pò di questo incontro perché l’ho trovato positivo sotto diversi punti di vista, tra l’altro si è preferito organizzare il XIII anniversario in maniera diversa dagli ultimi tempi.
Niente sciccherie, né esibizionismo da salotto, ma un rivedersi informale, di certo più vero, tra un pò di amici vecchi e soprattutto nuovi, tutti impegnati oltre che ad azionare le “ganasce”, a ridere e scherzare.
Qualcuno mancava all’appello, qualcun altro non è stato possibile chiamarlo, certamente non eravamo tutti, ma quei 40 che si sono ritrovati in pizzeria mi hanno fatto capire una cosa.
Che il duro lavoro di questi ultimi 3 anni sta dando i suoi frutti, non c’è soltanto il gruppo-stadio che si impegna duramente la domenica dietro la Roma, ma ne abbiamo un altro che anche al di fuori è vivo e presente.
Non si potrà mai fare nulla di concreto in curva, se non c’è amicizia e voglia di stare insieme (questa non è storia recente...), il gruppo, prima di tutto, deve esistere di fuori.
E noi “vecchi”, quella sera in pizzeria, abbiamo visto e rimirato una grande voglia di vivere il gruppo come si deve; scherzi a non finire, striscioni ironici e canti propiziatori.
Sembra tutto normale, tutto scontato, ma in realtà non è così semplice.
O almeno lo diventa quando c’è la volontà precisa di eliminare i problemi, di superare ostacoli e di rendere una storia in comune fra tanti ragazzi, un qualcosa che domani diventerà il loro bagaglio personale di ricordi.
Viveteli intensamente questi momenti, non abbandonateli, un giorno anche voi, come facciamo oggi noi «vecchi», sorriderete al pensiero di ciò che avete fatto insieme agli altri.
In questa ottica la cena del XIII anniversario, lo ripeto, è stato un evento più che positivo, che comunque dovrà continuare a crescere e svilupparsi.
Come del resto il gruppo-stadio che va avanti sempre più tranquillo (anche se non ancora dei tutto esente da piccole critiche organizzativi), come del resto il gruppo-trasferta che siamo riusciti a creare e che, bene o male, è presente ovunque.
Qualcuno ad Ascoli-Roma aveva avanzato dei dubbi sulla nostra presenza a Bergamo, ma quei giubbotti si sono visti anche lassù, e non erano neanche tanto pochi.
Noi cerchiamo, nei limiti dei possibile, di onorare il nostro striscione, noi preferiamo una presenza viva, dai veri Ultras, che vanno in trasferta con la voglia di cantare e di “vincere” anche se in realtà si perde 3 a 0.
Le polemiche, le lettere stupide non servono a niente, conta la realtà, conta ciò che si vede ogni domenica.
Qualcuno ci indica come la rovina della Sud(!), ma è davvero questa la realtà?
Ma ragazzi, siamo seri per favore, la Sud stava fossilizzandosi già prima dei dramma-scissione, sotto il peso di anni di grandezza e trionfi, vivendo di ricordi e adagiandosi mollemente su un nome che parlava da solo: «Cucs». Ed in questo siamo stati tutti colpevoli, tutti!!!
Stava morendo sotto i nostri occhi e noi di cosa ci preoccupavamo? Di salvare il nostro “orticello”, di mantenere la «poltrona», la popolarità, il sottile piacere di entrare in curva e venire indicato: «...lo vedi, quello stà sul muretto!!!», mentre a lavorare erano sempre le stesse persone che avevano, si, il diritto di lamentarsi.
E nascevano antipatie, rancori, chiacchiere...
Questa era la Sud, altro che storie. Allora io dico che con la scissione(sigh!) le acque si sono mosse dopo
anni di immobilità, io dico che con la scissione (sigh!) sono usciti fuori ragazzi maledettamente in gamba, la cui presenza e voglia di fare, in altri momenti, sarebbe stata soffocata e devitalizzata.
Ma allora noi forse non siamo stati la rovina della Sud, ma anzi, direi il contrario e lo stiamo dimostrando, ma allora qual’è la realtà? Forse è quella che vede il gruppo andare in trasferta e fare tifo,
portandosi dietro tamburi e bandiere e cantare insieme ai tanti tifosi locali che aspettano di vedere la Roma per sentirsi più partecipi, più vivi, per sentirsi Ultras, esattamente come cerchiamo di esserlo noi, ed urlare a più non posso il loro grande amore.
Io non dico che noi siamo gli unici depositari dei vero essere Ultras, no, assolutamente no!!!
Però ci stiamo provando, almeno ce la stiamo mettendo tutta, con impegno e serietà e questo nessuno ce lo può negare.
Nel nostro piccolo siamo diventati un punto di riferimento, i ragazzi ci cercano e stanno con noi volentieri, questo è un segno buono che depone a favore del nostro operato, i cui benefici devono andare al gruppo al quale crediamo e nel quale ci identifichiamo.
Gli altri, quelli che credono che essere tifosi della Roma sia un gioco, una moda o ancora peggio rompere vetrine, vivono nel loro mondo, diverso e ben lontano dal nostro.
Forse è bastata una pizzata., però che risate quella sera!

Stefano Malfatti
Commando Ultrà Curva Sud
Vecchio Cucs

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